Welfare, sindacati pensionati pronti alla mobilitazione

Più assistenza a domicilio, blocco di nuovi posti letto nelle case di riposo, esenzioni dalle addizionali Irpef e dalle tariffe per i redditi più bassi. È quanto chiedono i sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil, pronti alla mobilitazione nei confronti della Giunta. «Nessuna delle nostre richieste – ha dichiarato il segretario regionale della Fnp-Cisl Gianfranco Valenta aprendo i direttivi unitari tenutisi a Udine – è stata accolta in sede di variazioni di bilancio, e siamo ancora in attesa dei tavoli specifici che abbiamo chiesto all’amministrazione, a partire da quello sul Piano socio-sanitario 2010-2012».
L’unico confronto aperto, accusano i sindacati, riguarda il regolamento del fondo per la non autosufficienza. Nessuna risposta invece sulle altre questioni aperte. Ma i direttivi condannano senza mezzi termini anche l’intervento regionale sulla social card: «Avevamo chiesto – accusa Valenta – di intervenire a sostegno dei non autosufficienti, incrementando le risorse stanziate sul Fondo per l’autonomia possibile. In particolare chiedevamo di stornare su questo capitolo i 4 milioni destinati all’aumento della social card, visto e considerato che a beneficiarne sono stati soltanto 4mila pensionati, a fronte dei 25mila previsti e dei 65mila con pensioni al di sotto dei 500 euro mensili. In sede di variazioni di bilancio, invece, si è scelto di incrementare ulteriormente l’intervento sulla social card». 
Duramente criticate dai pensionati anche le scelte in materia di case di riposo: «Mentre il processo di riqualificazione atteso da anni resta fermo al palo – spiega Caterina Martina, segretaria regionale Uilp-Uil – e resta anche inalterato il contributo sull’abbattimento delle rette, la Regione ha scelto di incrementare di ulteriori 200 posti la dotazione complessiva, che è salita a 10.732 posti. Questo nonostante ci si trovi in un regime di blocco e il fabbisogno ufficiale, secondo le stime ufficiali formulate dall’amministrazione regionale nel novembre 2008, sia di 7.359 posti». La priorità, per i pensionati, dovrebbe invece essere quella di potenziare i servizi domiciliari. «Che rappresentano – spiega ancora Martina – l’unica via percorribile per rispondere alla crescente domanda di servizi per le cure a lungo termine e per la non autosufficienza».
Sviluppo dei centri diurni, abbattimento delle rette, avvio di progetti alternativi alla permanenza in casa di riposo. Queste le richieste che i sindacati chiedono di discutere in sede di confronto sul nuovo piano socio-sanitario, ma sulle quali non sono ancora arrivate risposte. A le accuse non si fermano qui. Il documento finale approvato dai direttivi condanna anche l’azzeramento dei poteri affidati agli enti locali in materia di assistenza, precedentemente affidati alla Conferenza permanente dei sindaci e cancellati in sede di variazioni di bilancio.
Quanto alle risorse, Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil individuano due fronti aperti: la rivendicazione delle compartecipazioni Irpef nei confronti del Governo e «una strategia chiara che consenta di prevedere i futuri bisogni e di pianificarli con scelte di prospettiva, attraverso l’avvio del confronto sul nuovo piano sociosanitario e la definizione dei piani di zona». La riduzione delle entrate fiscali, sostengono i sindacati, non può avere ricadute negative sui servizi socio-sanitari. «Le risposte alla crisi – dichiara Gio Batta Degano, segretario regionale Spi-Cgil – devono essere ricercate a livello nazionale, regionale e locale. È indispensabile pertanto avviare una fase straordinaria di mobilitazione e di contrattazione sociale: nelle nostre piattaforme unitarie, che saranno presentate a tutte le amministrazioni, Regione, Province, Comuni, Asl, ambiti e distretti sociosanitari,  chiederemo misure concrete per tutelare i redditi degli anziani e delle famiglie in difficoltà: monitoraggio dei beni di largo consumo, adeguati livelli di esenzione dalle addizionali Irpef, contenimento delle tariffe, sviluppo dei servizi territoriali e domiciliari». In mancanza di risposte, questo l’ultimatum alla Giunta, i pensionati sono pronti a mettere in campo, «d’intesa con le rispettive confederazioni, tutte le più opportune forme di mobilitazione, su scala e anche a livello locale».