Mi fermo qui. Una giornata nel segno dei diritti di cittadinanza
«Siamo la generazione che si è battuta per tante conquiste fondamentali sui terreni del lavoro e dei diritti sociali. E che oggi è pronta a battersi ancora per difendere quelle conquiste, sempre più a rischio in un mondo dominato dalle regole del profitto, della globalizzazione senza diritti, del lavoro trattato come merce». I pensionati dello Spi Cgil Friuli Venezia Giulia spiegano così la loro mobilitazione a sostegno dei referendum dell’8 e 9 giugno, «un appuntamento da non perdere – spiega il segretario regionale Renato Bressan – per poter esprimere, noi e tutti i cittadini italiani, la nostra opinione e il nostro voto su questioni fondamentali riguardanti i diritti dei lavoratori, la loro sicurezza, la lotta alla precarietà, le cruciali sfide dell’integrazione e dell’accoglienza dei migranti».


E proprio ai migranti e al referendum sulla cittadinanza era dedicata l’iniziativa tenutasi questa mattina a Ronchi Legionari, nella sede del Consorzio di Bonifica, dove lo Spi Cgil Fvg, alla presenza del segretario Bressan e di delegazioni da tutto il territorio regionale, si è ritrovato per la presentazione del libro “Mi fermo qui” (edizioni Liberetà), dedicato alle le testimonianze di 127 donne e uomini di origine straniera , adulti o anziani, residenti da lungo tempo nel nostro paese. Il risultato è un affresco di vicende personali e collettive, di esperienze di lavoro, integrazione e discriminazioni, di riflessioni sul sindacato e sul sistema di welfare italiano. Racconti che fanno riflettere sulla fatica che le persone di origine straniera sono costrette a mettere in conto per stabilirsi nel nostro paese. «Molti di loro – spiega Bressan – stanno ancora aspettando la cittadinanza. Cittadinanza che diventa una corsa a ostacoli anche per chi, come loro e i loro figli, vive e lavora da anni nel nostro Paese, paga le tasse, finanzia le nostre pensioni e la nostra sanità, si è integrato e guarda al nostro Paese come patria sua e della propria famiglia».
Diventata la condizione ordinaria per milioni di uomini e donne sul mercato del lavoro, la precarietà ha contagiato anche il terreno dei diritti, rendendo incerto anche il futuro di milioni di stranieri costretti ad attendere dieci anni, sospesi a un contratto e a un permesso di soggiorno, per poter chiedere la cittadinanza. Questo il filo rosso che lega i cinque referendum, come hanno spiegato anche Claudia Carlino, della segreteria nazionale Spi-Cgil, e Giovanni Carapella, responsabile del dipartimento benessere.
Ad arricchire di motivi e di testimonianze l’appuntamento di Ronchi anche tanti lavoratori immigrati dell’isontino e della regione, che hanno raccontato le loro storie e le loro battaglie. «Lavoratori – ricorda Bressan – che hanno dato e stanno dando un contributo fondamentale per la tenuta del nostro mercato del lavoro, del nostro sistema previdenziale e di welfare, per dare ossigeno alla nostra demografia asfittica e alle nostre comunità. Tutto questo mentre qualcuno, anche in regione e in questo territorio, continua a combattere crociate contro di loro, strumentalizzando le paure e le difficoltà del percorso di integrazione esclusivamente ai fini del proprio tornaconto politico ed elettorale».

