Previdenza, se non riparte il lavoro il sistema non tiene

Quella approvata dal Governo è una legge di stabilità  che delude le aspettative dei sindacati pensionati. Fatta esclusione per una timida estensione della no tax area, infatti, le richieste che avevamo posto al centro del confronto con il Governo restano senza risposta. In particolare la riscrittura della legge Fornero, che va radicalmente modificata, perché amplifica gli effetti della crisi, danneggiando i pensionati, i lavoratori e soprattutto i giovani, condannati alla disoccupazione e alla precarietà  oggi, a pensioni da fame domani.
Giudicare gli effetti della riforma solo alla luce dei conti previdenziali sarebbe un grave errore. Se l’allungamento della vita lavorativa contribuisce alla riduzione del numero dei pensionati, confermata dai recenti dati Inps, un innalzamento troppo drastico dell’età  pensionabile come quello introdotto dalla riforma Fornero ha determinato una stretta mortale sull’accesso dei giovani al mercato del lavoro, con pesanti ripercussioni non solo occupazionali ma anche sociali.
È per questo che Cgil, Cisl e Uil, e non soltanto i sindacati pensionati, avevano posto la modifica della Fornero al centro del confronto con il Governo. Il fatto che l’esecutivo l’abbia totalmente stralciata dalla legge di stabilità  denota la totale assenza di un vero disegno riformatore, capace di invertire la rotta e di porre le basi per una vera ripresa.
In un Paese che con la crisi ha subito un pesante arretramento della sua capacità  produttiva, la logica resta quella di limitarsi a gestire l’emergenza. Colpendo i soliti noti, lavoratori dipendenti e pensionati, invece di affrontare i veri nodi dalla cui soluzione dipende la ripresa: il peso del fisco sui redditi da lavoro e da pensione, un livello insostenibile di evasione fiscale, gli sprechi e le inefficienze nella spesa pubblica. Si preferisce continuare a fare cassa sulle pensioni, consolidando un risparmio per i conti pubblici stimato tra i 70 e gli 80 miliardi nell’arco di un decennio, anche attraverso una palese disapplicazione della sentenza con cui la Corte costituzionale aveva giudicato illegittimo il blocco delle rivalutazioni.
Le conseguenze? Da un lato un mercato del lavoro che non decolla, lasciando i giovani nel limbo, dall’altro un’economia che non riparte perché non ripartono i consumi, che stagnano a causa della disoccupazione, dei rinnovi contrattuali ancora fermi, della perdita del potere d’acquisto delle pensioni, eroso del 15% dal 2001 a oggi.
Ecco perché avevamo chiesto di affrontare il tema delle pensioni nella finanziaria. Non farlo è stata una mancanza di coraggio, perché un Governo deve saper anticipare il futuro e affrontare i problemi strutturali, a partire da una vera riforma della previdenza, del sistema fiscale e dal ricorso a quella patrimoniale l’Italia, a eccezione di molti altri grandi Paesi europei, si ostina a non voler introdurre.
Siamo convinti che queste siano le premesse per una ripresa vera, che non è lo spostamento di qualche decimale nell’andamento del Pil, ma può nascere soltanto da una grande operazione di rilancio dell’occupazione e del potere di acquisto salari e delle pensioni. È con questa convinzione che i sindacati dei pensionati continueranno a battersi per cambiare la legge Fornero, sia al tavolo col ministro Poletti, sia partecipando compatti alla mobilitazione di Cgil, Cisl e Uil. Perché quella delle pensioni non può essere e non è una partita chiusa.
Ezio Medeot, segretario generale Spi Cgil Fvg