Perequazione delle pensioni per il 2010: una vergogna che continua

I timori della vigilia sono confermati. Il governo ha deciso di non prevedere nulla di meglio per i pensionati ed in forza delle vigenti norme i ministri Tremonti e Sacconi, con il decreto del 19 novembre u.s., pubblicato sulla G.U. n° 280 del 1° dicembre, hanno stabilito i valori della perequazione annuale delle pensioni per il 2010. Si conferma al 3,2% la misura definitiva della perequazione per il 2009 – quella previsionale era stata fissata al 3,3% a novembre 2008 – e viene fissata allo 0,7% la percentuale presuntiva di aumento da applicare a tutte le pensioni per il 2010 per la fascia fino a 2.288,80 euro (5 volte la minima ricalcolata al 3,2% del 2009), mentre gli importi eccedenti saranno rivalutati solo dello 0,525% (75% dello 0,7%).
Di conseguenza, tutti i pensionati, compresi quelli al minimo, sulla rata di gennaio 2010 dovranno restituire – a titolo di conguaglio negativo – quello 0,1% “riscosso in più” sulle 13 mensilità del 2009.  Anziché qualche euro in più, a gennaio 2010 se ne troveranno … qualcuno in meno … Un pensionato al minimo dovrà restituire 5,72 euro, chi nel 2009 avesse avuto una pensione di mille euro, 12,48  e chi  disponeva di un assegno di 1.500 euro lordi dovrà restituirne 18,85. A gennaio 2010 i pochi spiccioli  derivanti dallo 0,7% in più saranno totalmente assorbiti dal conguaglio del 2009, e solo da febbraio si vedrà qualche euro in più.
Dopo aver ignorato ogni richiesta dei Sindacati dei pensionati e ogni manifestazione per aprire il tavolo di trattativa per migliorare le pensioni e per ridurre il carico fiscale su dipendenti e pensionati che versano circa l’80% dell’Irpef, pur nella grave situazione che vive il Paese, era necessario dare qualche risposta a chi da molti anni fa fatica ad arrivare a fine mese. Ancora una volta hanno deciso di dire no.
Le minime aumentano di 2,77 euro passando dai 458,20 euro mensili del 2009 a 460,97, una pensione da 1.000 euro lordi aumenta di 6,04 euro mentre, una da 1.500 euro di 9,04, ma deve essere chiaro che, non c’è nessun reale aumento. E’ solo un parziale recupero (0,7%) dell’aumento del costo della vita misurato nel corso del 2009, ancora decurtato dalla restituzione di quello 0,1% avuto in più nel 2009, mentre il fisco, il drenaggio fiscale e le addizionali regionali e comunali continuano a riprendersi una parte dei già magri recuperi.
Occorre ricordare che nella nostra regione, su una platea di circa 400mila pensionati, più di 65.000 non raggiungono i 500 euro mensili, oltre 50mila si collocano tra i 500 ed  i 750 euro ed altrettanti nella fascia tra 750 e mille euro lordi. Così, anche nel 2010, il potere reale di acquisto dei pensionati si ridurrà ancora, penalizzando di più le pensioni più basse, le più esposte all’inflazione, ed aumenterà ancora la fascia di anziani che vivono in condizioni di povertà.
E’ una vergogna che deve finire. Per questo Spi e Cgil continueranno ad insistere e a battersi per ottenere una vera ripresa della lotta all’evasione – altro che scudo fiscale e allentamento dei controlli incrociati – dalla quale recuperare le risorse sottratte alla comunità nazionale, necessarie per garantire lo sviluppo ed il welfare, per la restituzione del drenaggio fiscale, per la riduzione delle tasse ai lavoratori e ai pensionati, per recuperare il potere d’acquisto perduto attraverso l’estensione della 14a alle pensioni superiori a 700 euro mensili e per ottenere un nuovo meccanismo di rivalutazione che recuperi l’aumento reale del costo della vita.