Manovra estiva, incrementare i fondi sul sociale

Rivedere gli indirizzi sulla destinazione delle variazioni di bilancio. A chiederlo è la Cgil, con il segretario regionale Franco Belci, «alla luce – spiega – di un ammontare complessivo della manovra estiva quasi raddoppiato rispetto a quello che ci era stato prospettato, essendo passato 130 a 240 milioni».
Visto le maggiori risorse a disposizione, la Cgil sollecita una ridefinizione dei capitoli, dalle misure di sostegno alle attività produttive fino al sociale. «Premesso che il confronto con le forze sociali – spiega Belci – andrebbe fatto partendo da un quadro più certo e affidabile delle risorse a disposizione, è evidente che il ragionamento deve essere riaperto. Quanto alle scelte di merito, concordiamo sulla scelta di sostenere le grandi opere e l’edilizia, ma serve uno sforzo maggiore sull’edilizia scolastica, capitolo sul quale sono previsti soltanto finanziamenti ordinari, diluiti in vent’anni e con cifre risibili rispetto ai problemi aperti. Serve un piano straordinario che non solo è indispensabile visto lo stato di molte scuole, ma rappresenterebbe anche un importante volano per la ripresa economica».
Sempre in materia di politiche industriali, la Cgil condivide la scelta di sostenere il credito alle imprese anche attraverso i Confidi, ma chiede di evitare finanziamenti a pioggia, «inutili e improduttivi». La priorità, per Belci, deve essere quella di «rifinanziare la legge Bertossi, intervenendo nel contempo per accelerare l’iter delle domande, ferme al 2010».
Ma è soprattutto sul sociale che la Cgil rivendica un intervento più deciso a tutela delle fasce deboli. «Almeno il 10% della manovra estiva, cioè 24 milioni, va destinato al sostegno ai redditi medio bassi, attraverso l’abbattimento dell’addizionale Irpef per i redditi fino a 15mila euro, e all’incremento dei fondi per l’assistenza ai non autosufficienti, per far fronte all’allungamento delle liste di attesa. Un’emergenza, quest’ultima, che deve essere affrontata con risorse derivanti dalla fiscalità e non attingendo a nuovi strumenti previdenziali ad hoc, come previsto dalla recente norma approvata nell’ambito della legge sul fondo pensione regionale e sostenuta in modo trasversale da entrambi gli schieramenti».