Case di riposo, i costi sanitari non siano a carico degli utenti

«Il problema delle rette esplode perché nelle case di riposo
cresce progressivamente il numero di malati cronici: oltre il 70% degli 11mila
posti letto, infatti, è occupato da anziani non autosufficienti, la maggior
parte dei quali ultraottantenni e affetti da multimorbilità , ed è un numero in
costante aumento, che fa lievitare anche i costi di assistenza sociosanitaria».
Gino Dorigo, responsabile sanità  e welfare del Sindacato pensionati Cgil del
Friuli Venezia Giulia, sintetizza così le cause del rincaro delle rette in
molte delle 189 strutture residenziali convenzionate con la Regione. «I costi
sociosanitari ““ prosegue Dorigo ““ dovrebbero gravare esclusivamente sul
servizio sanitario pubblico, non sugli utenti e sulle famiglie, perché il
diritto alla salute va garantito a tutti, indipendentemente dal fatto che
vivano a casa propria o nelle strutture residenziali. Strutture che in Fvg
assorbono oltre 300 milioni di euro all’anno, di cui 220 a carico delle
famiglie, quasi 70 del bilancio regionale e il resto a carico dei Comuni, che
si sostituiscono in tutto o in parte alle famiglie degli utenti meno abbienti».
Un contributo importante per evitare o quantomeno contenere
i rincari, per lo Spi-Cgil, è legato alla piena entrata in vigore del nuovo regolamento
sulla riclassificazione e riqualificazione delle case di riposo, che dovrà 
introdurre nuovi criteri di finanziamento. «Come Spi ““ spiega Dorigo ““ abbiamo
chiesto che l’abbattimento delle rete sia interamente legato al reddito e che
copra al 100% i costi sociosanitari, proprio per evitare che il maggior
fabbisogno di assistenza ricada sugli utenti e senza tener conto delle singole
situazioni economiche e reddituali». Questo fermo restando che la priorità , per
il sindacato, è quella di incrementare l’assistenza domiciliare, «che non
soltanto costa meno ““ sottolinea l’esponente dello Spi ““ ma soprattutto
garantisce agli anziani di vivere a casa propria e di conservare il proprio
tessuto di relazioni familiari e sociali, con evidenti ricadute positive anche
in termini di qualità  della vita e di salute».
Quanto all’abbattimento delle rette, «il finanziamento
regionale dovrebbe salire da 68 a 84 milioni proprio per far fronte al maggiore
fabbisogno di assistenza sociosanitaria ““ puntualizza infine Dorigo ““ e non per
garantire alle strutture convenzionate maggiori utili o un incremento dei posti
letto, soluzione alla quale siamo contrari perché la priorità  deve essere, come
detto, quella di potenziare l’assistenza domiciliare»