Badanti, sentenza pilota a tutela degli immigrati

Il Tribunale di Brescia, con una sentenza pronunciata il 25 settembre scorso, ha accolto il ricorso presentato da una badante salvadoregna che è stata licenziata dal proprio datore di lavoro, dopo aver chiesto di essere regolarizzata in base alla sanatoria in corso per colf e badanti. Lo rende noto l’Inca Cgil.
Il giudice – riferisce il patronato – considerando discriminatorio l’atteggiamento del datore di lavoro, gli ha ordinato di provvedere entro il 30 settembre (data ultima per rientrare nella regolarizzazione) al reintegro della lavoratrice e al versamento degli oneri previdenziali dovuti, nonché delle retribuzioni non percepite.
“Si tratta di un pronunciamento importante, il primo nel suo genere – è il commento dell’Ufficio vertenze della Cgil e di Inca, che hanno patrocinato la causa – e che ristabilisce il diritto del lavoratore a essere assunto regolarmente e il dovere del datore di lavoro di rispettare le leggi dello Stato italiano in materia di immigrazione”.
Secondo Inca Cgil questa sentenza rappresenta, inoltre, un precedente che apre la strada ad altri lavoratori che, avendone i requisiti, si dovessero trovare di fronte al rifiuto del datore di lavoro di regolarizzare.
“E’ auspicabile che il governo, dopo aver annunciato già il successo della sanatoria con circa 300 mila richieste di regolarizzazioni, provveda a prorogare i termini per l’emersione del lavoro nero, che coinvolge un numero ben più consistente di lavoratori e lavoratrici stranieri, presenti in Italia” concludono.